Il web è da sempre un luogo in cui bisogna stare attenti. Lo sanno tutti. Lo sa chi ha preso un virus. Lo sa chi dice che non ha mai cliccato su quel link “interessante”. Lo sa chi ha si trova giornalmente ad avere a che fare con spam, messaggi indesiderati e finestre impazzite che si aprono da sole.
Esistono però minacce che non sono così evidenti e che possono portare l’utente / navigatore a optare per scelte non desiderate e non volute.
Oggi parleremo dei DARK PATTERN.
Si tratta di un tipo di interfacce (cioè elementi di interazione e/o di rappresentazione di informazione) che vengono costruite appositamente per ingannare l’utente e spingerlo a scelte che altrimenti non avrebbe probabilmente preso (ad es. acquistare una polizza assicurativa, sottoscrivere un servizio a pagamento, etc).
Premettiamo subito che i Dark Pattern non sono soluzioni di design mal configurate. Sono piuttosto, nella maggior parte dei casi, soluzioni pensate, ragionate, anche in modo molto raffinato, che hanno a che fare con la psicologia umana ma che nella sostanza badano molto poco agli interessi dell’utente (fanno molto di piu gli interessi del gestore del servizio che li commissiona).
Un Dark Pattern sfrutta 3 delle 10 euristiche di Nielsen e le inverte :
Consistenza e standard
- L’utente deve aspettarsi che le convenzioni del sistema siano valide per tutta l’interfaccia.
- Riportare in ogni pagina alcuni elementi di riconoscimento (logo, stile grafico, etc.)
- Dare la sensazione di essere sempre nello stesso ambiente
Prevenzione dell’errore
- Evitare di porre l’utente in situazione ambigue, critiche e che possono portare all’errore.
- Dare la possibilità di tornare indietro
- Evitare che la non comprensione induca in errore
Controllo e Libertà
- L’utente deve avere il controllo del contenuto informativo e muoversi liberamente tra i vari argomenti.
- Evitare procedure costrittive troppo lunghe (iscrizioni)
- Evitare percorsi predefiniti senza possibili scorciatoie
- Evitare azioni non volute dall’utente (apertura automatica di pagine non richieste)
Vi elenco alcuni esempi, ma molti li avrete già incontrati di persona.
[Apple]
Tutti amiamo Apple (ok forse alcuni un po meno) e chi si aspetterebbe che la società che così tanto ci ha semplificato la vita possa agire in modo oscuro? Eppure con l’uscita di iOS 6 (oramai si avvicina il 7) hanno installato nei dispositivi di tutti gli utenti un componente denominato IDFA (Identifier for Advertisers). Questo componente permette agli inserzionisti di accedere – in modo anonimo (va detto) – alle informazioni di navigazione dell’utente e di tracciarlo in modo da offrirgli pubblicità mirate (e quindi piu efficaci). Per chi ritiene la privacy importante potrebbe apparire come una scocciatura.
Apple permette di disabilitarlo ma, stranamente, non ha reso la vita molto facile a chi lo vuole fare. Il percorso da seguire è infatti il seguente:
Aprire le impostazioni > selezionare “GENERALE” > selezionare “INFO” > in fondo in basso (nascosto dalla visuale) c’è una voce “PROMOZIONE” (advertising se lo avete in inglese). Troverete una voce “Limita AD Tracking” che con tutta probabilità è configurata su OFF.
Fateci caso, un utente poco attento potrebbe pensare che tale voce sia non abilitata, invece in questa configurazione è accesa e permette al sistema di recuperare i dati e utilizzarli a piacimento. Se si vuole disabilitarlo bisogna “accendere” l’opzione.
Questo è un classico caso di doppia negazione. Spento significa acceso!
[RYANAIR]
Se vi è mai capitato di prenotare un volo via Ryanair sarete sicuramente incappati in più di un “Dark Pattern”. Al momento della scelta dell’assicurazione di volo ad es. il sistema richiede all’utente di selezionare il paese di residenza e non dà un chiaro ed evidente invito a indicare se vuole o meno l’assicurazione.
La scelta di ricevere un SMS di reminder (costi a carico del ricevente) utilizzano una terminologia che “spinge” un utente a non optare per la scelta più conveniente (quella di non farselo spedire).
Da notare come l’utente prima di arrivare in fondo al processo di prenotazione – ad oggi – deve visionare almeno 4 pagine con servizi accessori (non direttamente di interesse quindi) e per ognuno di questi servizi la scelta più conveniente (il non usufruire) sia sempre offerta come ultima opzione (nella posizione meno in evidenza possibile).
Ce ne sarebbero molti altri (e probabilmente seguiranno altri articoli in merito). In conclusione invito tutti a imparare a conoscere questi pattern per difendersi e se possibile fare sentire la propria voce nei confronti di queste pratiche. Il loro utilizzo, personalmente, non lo consiglio perché mette a rischio il rapporto fiduciario e di rispetto tra azienda e propri clienti. Un rapporto che va preservato e non minato da pratiche che a breve termine danneggiano l’utente e alla lunga il come un brand è riconosciuto e percepito da tutti.